La parentela nella letteratura e nel cinema

La parentela nella letteratura e nel cinema

La parentela è un tema centrale nella letteratura e nel cinema. Da sempre, gli scrittori e i registi hanno trovato nell'analisi delle relazioni familiari una fonte inesauribile di ispirazione e di riflessione. E non è difficile capire il motivo. La parentela, infatti, è una realtà complessa e densa di significato, che coinvolge non solo i legami di sangue ma anche quelli affettivi, sociali, culturali.

In questo articolo esploreremo alcuni dei modi in cui la parentela è stata rappresentata nella letteratura e nel cinema, attraverso opere di autori e registi italiani e stranieri.

Famiglie disfunzionali

Uno dei temi più comuni legati alla parentela nella letteratura e nel cinema è quello delle famiglie disfunzionali. Si tratta di nuclei familiari caratterizzati da problemi, conflitti, abusi, vizi, malattie, che spesso emergono in modo viscerale e drammatico nella trama.

Un esempio emblematico di questo tipo di rappresentazione è il romanzo "American Pastoral" di Philip Roth, vincitore del premio Pulitzer nel 1998. Il libro racconta la storia di Seymour "il Svedese" Levov, uomo d'affari di successo e icona della bellezza maschile, che nasconde però un ombra terribile: la figlia Merry, ragazza bellissima e intelligente, si unisce al movimento degli anarchici e finisce per commettere un attentato che provoca la morte di una persona.

Questo evento scuote le fondamenta della famiglia di Seymour, portando alla luce conflitti, segreti e debolezze che prima erano rimasti nascosti. Il romanzo mette in evidenza il tema della responsabilità genitoriale, della fragilità delle relazioni familiari, della difficoltà di gestire la diversità e la ribellione dei propri figli.

Anche il cinema ha dedicato molta attenzione alle famiglie disfunzionali. Un esempio recente è il film "Eighth Grade" di Bo Burnham, uscito nel 2018. La pellicola segue la vita di Kayla, una ragazzina di tredici anni alle prese con il passaggio dall'ultimo anno della scuola elementare al primo della scuola media.

Kayla è insicura, timida, goffa, ma cerca di farsi strada nel mondo dei giovani attraverso i social media. La sua relazione con il padre è tesa e maldestra, ma entrambi cercano di superare le proprie difficoltà. Il film mostra con delicatezza e realismo le ansie e le paure dei preadolescenti, la difficoltà di comunicazione tra genitori e figli, la pressione della società sui giovani.

Un'altra opera che affronta il tema delle famiglie disfunzionali è il film "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, uscito nel 2013. La pellicola racconta la vita di Jep Gambardella, scrittore e giornalista romano ormai sulla cinquantina, che vive di feste, incontri mondani, riflessioni sulla filosofia dell'esistenza.

Jep è circondato da una folla di personaggi eccentrici, disperati, grotteschi, che rappresentano l'essenza della Roma contemporanea. Il film mette in luce la solitudine, la vanità, l'inutilità di molte relazioni sociali, ma anche la necessità di trovare il senso della propria vita, in un mondo che sembra privo di valori e di ideali.

Identità familiare

La parentela nella letteratura e nel cinema non è solo fonte di disfunzioni e problemi. Spesso, infatti, la parentela viene utilizzata per riflettere sull'identità personale e collettiva, sulle radici culturali e storiche, sulle dinamiche di potere e di conflitto.

Un esempio di questo tipo di rappresentazione è il romanzo "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez, uscito nel 1967. Il libro racconta la storia della famiglia Buendia, che si sviluppa lungo diverse generazioni in un paese immaginario dell'America Latina.

La famiglia Buendia è caratterizzata da una lunga serie di nomi che si ripetono di generazione in generazione, come un omaggio alle tradizioni del passato. I membri della famiglia vivono avventure straordinarie, ma sono anche segnati da problemi di comunicazione, di incomprensione, di solitudine.

Il romanzo di Marquez esplora il tema dell'identità familiare, dell'eredità culturale, della memoria storica, attraverso uno stile suggestivo e onirico.

Anche il cinema ha proposto numerosi esempi di riflessione sull'identità familiare. Un esempio notevole è il film "Il padrino" di Francis Ford Coppola, uscito nel 1972. La pellicola racconta la storia della famiglia Corleone, che gestisce una potente organizzazione criminale negli Stati Uniti degli anni '40.

Il film mette in risalto il tema del potere, della violenza, dell'onore, ma anche delle relazioni familiari. In particolare, il personaggio di Michael Corleone, interpretato da Al Pacino, rappresenta l'emblema della trasformazione personale, della scelta tra famiglia e morale, tra successo e sacrificio.

Un altro esempio di riflessione sull'identità familiare è il film "La famiglia Bélier" di Eric Lartigau, uscito nel 2014. La pellicola racconta la vita della famiglia Bélier, composta dalla madre, dal padre e dai due figli, tutti sordomuti tranne la figlia maggiore, Paula, interpretata da Louane Emera.

Paula è una giovane ragazza muscolare, passionale e talentuosa, che vuole diventare cantante. Ma per farlo deve affrontare il conflitto tra le aspettative della famiglia e la sua vocazione personale. La pellicola mette in luce la bellezza e la difficoltà della comunicazione, dell'accettazione delle diversità, del confronto tra le generazioni.

Conclusione

In questo articolo abbiamo visto come la parentela abbia ispirato molti autori e registi nella creazione di opere letterarie e cinematografiche di grande impatto emotivo e culturale. Le famiglie disfunzionali, le crisi identitarie, i conflitti generazionali sono alcuni dei temi che tornano spesso in queste opere, in un'analisi attenta e senza compromessi della complessità della vita umana. La parentela, insomma, è una realtà intricata e affascinante, capace di offrire una vastissima gamma di interpretazioni e di significati.